Di NAZZARENO MONACHESI

Chi si ricorda la  grande locomotiva a vapore proprio al centro della nostra Piazza della Repubblica?

Erano gli ultimi mesi del 1989 e, in città, si svolgeva una importate iniziativa, “Foligno Città Ferroviaria” con mostre, visite guidate e conferenze che avevano come scopo quello di rimarcare il ruolo degli insediamenti ferroviari nella nostra realtà e progettarne il futuro.

Proprio per l’occasione, fu stampato anche un libro: “La città di Foligno e gli insediamenti ferroviari”.

Un libro dalla foderina verde… quel verde che tradotto “green” anticipava di decenni quella “sostenibilità ambientale” che proprio oggi sta indirizzando l’economia globale.  Le ferrovie, infatti,  sono generalmente considerate un mezzo di trasporto più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto alla gomma. L’utilizzo del trasporto ferroviario può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento dell’aria ma anche a ridurre la conta di morti e feriti sulle strade.  Senza dimenticare che, una sana politica ambientale andrebbe ad interessare anche il trasporto pesante delle merci oggi perlopiù sviluppato su gomma. 

Un libro che, ovviamente, non si limita alla foderina. Basta sfogliarlo, anche senza leggerlo, guardare solo le foto per comprendere così che le ferrovie, con i suoi insediamenti, hanno contribuito allo sviluppo economico del territorio folignate e della regione creando anche migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti. 

Nel libro si racconta come e perché, verso la metà del XIX° secolo, fu scelta Foligno come nodo centrale delle nuove linee ferroviarie che collegavano la capitale verso il nord e verso l’Adriatico. 

Foligno era un già un centro fiorente in tanti campi, vivo, attivo. Un punto di incontro, di scambi, di mercati. Il territorio oggi ci mostra tanti segni di quel passato. Ma ci mostra anche le ferite del venir meno, piano piano, di quella centralità che il mancato rinnovo delle infrastrutture ha comportato negli anni. Ferite che si sono aperte anche perché, dei tanti progetti di quel 1989, ben pochi si sono realizzati.

È per questo che, nel precedente articolo ho sostenuto il problema degli ennesimi ritardi al raddoppio della Orte Falconara. 

Non si può perdere tempo. Non bisogna fermarsi alle promesse! Ogni anno perso e quelle ferite aumentano, si allargano, non bisogna rischiare che si trasformino in qualcosa di irreversibile!

Gli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie possono avere impatti positivi sull’economia locale. Progetti di ampliamento o miglioramento delle reti ferroviarie stimolano da subito l’industria delle costruzioni e dei servizi.  Ma dopo, un territorio con buone connessioni ferroviarie, può risultare più attrattivo per gli investitori. Le imprese spesso cercano luoghi facilmente accessibili e ben collegati per ridurre i costi di trasporto delle merci e facilitare gli spostamenti dei dipendenti.

In sintesi, bisogna avere o riscoprire la consapevolezza del ruolo significativo delle ferrovie su un territorio e dell’importanza che il trasporto su ferro riveste per lo sviluppo economico, l’accessibilità, la mobilità delle persone e delle merci. 

Per questo che il verde non sia solo green, non sia solo memoria, ma  sia, finalmente, il colore della speranza, perché, in futuro, si può e si deve fare di più!

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